BUDONI: "Il Giorno della Memoria"

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Budoni si prepara per  "Il Giorno della Memoria", giornata per commemorare le vittime della Shoah.

L'evento "internati italiani nei lager del reich" si svolgerà nell' Aula Consiliare a Budoni il 29 gennaio alle ore 19:00.  

Furono oltre 600.000 i militari italiani che, alla fine della 2° guerra mondiale, fecero rientro alle loro case provenienti dai lager nazisti. Circa 50.000 loro compagni morirono nel corso della cattura o in prigionia.

A tutti loro è dedicata la Giornata della Memoria del Comune di Budoni in collaborazione con l'ISTASAC .

La relatrice della serata sarà Marina Mocelsi  ricercatrice di storia contemporanea, con particolare attenzione ai temi legati alla deportazione politica e all'internamento militare e civile nei campi nazifascisti durante la 2° guerra mondiale. E' stata cofondatrice e presidente dell'ISTASAC (Istituto per la storia dell'antifascismo e dell'età contemporanea nella Sardegna Centrale) di cui attualmente è direttrice scientifica. La Moncelsi oltre ad aver pubblicato vari saggi e monografie sulla storia del Novecento ha anche realizzato il docufilm "Una storia, due vite" sui partigiani nuoresi.

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Gli Internati Militari Italiani (in tedesco Italienische Militärinternierte - IMI) è la definizione attribuita dalle autorità tedesche ai soldati italiani catturati, rastrellati e deportati nei territori della Germania nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell'armistizio dell'Italia, l'8 settembre 1943.

Dopo il disarmo, soldati e ufficiali vennero posti davanti alla scelta di continuare a combattere nelle file dell'esercito tedesco o, in caso contrario, essere inviati in campi di detenzione in Germania. Solo il 10 per cento accettò l'arruolamento. Gli altri vennero considerati prigionieri di guerra. In seguito cambiarono status divenendo “internati militari” (per non riconoscere loro le garanzie delle Convenzioni di Ginevra), e infine, dall'autunno del 1944 alla fine della guerra, lavoratori civili, in modo da essere utilizzati come manodopera coatta senza godere delle tutele della Croce Rossa loro spettanti.

I 600.000 Internati Militari Italiani non furono i soli italiani a popolare i campi di concentramento e di lavoro nazisti. La condizione peggiore fu riservata agli 8.564 deportati per motivi razziali (quasi tutti ebrei), che furono condotti a morire ad Auschwitz e di cui solo in piccola parte furono selezionati per il lavoro coatto (ne moriranno 7.555, quasi il 90%). Ad essi si aggiungono almeno altri 23.826 deportati politici italiani (22.204 uomini e 1.514 donne) i quali non erano condotti direttamente nelle camere a gas, ma erano condannati a morire di sfinimento attraverso le durissime condizioni di lavoro (ne morranno 10.129, circa la metà).

 

«Vedi quelle sentinelle dietro i reticolati? Sono loro i prigionieri di Hitler, non noi. Noi a Hitler e Mussolini diciamo no, anche quando ci vogliono prendere per fame.»

(Sergente Francesco "Ceco" Baroni)