Budoni ancora senza guardia medica

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03 aprile 2008 —   pagina 07   sezione: Olbia


 BUDONI. Quattromila e ottocento abitanti, ventiquattro frazioni sparse nel territorio e nessuna guardia medica. Un problema vecchio quello dell’assenza del servizio, per Budoni. Che da tempo si batte per la sua attivazione. Richieste, sollecitazioni, emendamenti alla Finanziaria sono finora caduti nel vuoto: insufficienti, secondo la Regione, il numero delle richieste. Ma il Comune, sfodera i suoi dati.
 L’amministrazione comunale, dunque, ci riprova. E scrive di nuovo alla Regione, questa volta dati alla mano, rivendicando «il più elementare diritto alla salute e all’assistenza sanitaria».
 La missiva all’indirizzo dell’assessore regionale alla sanità Nerina Dirindin e al presidente della giunta e del consiglio regionale, è partita nei giorni scorsi. Nella lettera si chiede che venga analizzata e valutata meglio la richiesta del Comune, alla luce dei dati raccolti. «Sicuramente - scrive il sindaco, Gianni Nieddu - l’assessorato ha male interpretato i dati in suo possesso, prendendo a parametro esclusivamente quelli relativi alle visite e alle frequenze che i cittadini hanno effettuato nella guardia medica di San Teodoro».
 Ma quel punto di assistenza, non è l’unico a cui i budonesi fanno riferimento. In molti, si rivolgono direttamente al pronto soccorso di Olbia «e questo - si legge ancora nella lettera - è dimostrato con le 376 visite effettuate nel 2007 nelle ore notturne e nelle giornate festive». Numeri che si aggiungono alle 440 visite effettuate da gennaio a ottobre 2007 nella guardia medica teodorina.
 Non solo. Anche nei punti di guardia medica di Posada e di Siniscola, risultano numerose le visite da parte dei budonesi: 126, nel primo caso, 94, nel secondo. Sulla base di questi elementi, il Comune ritiene quindi di avere tutte le carte in regola per non vedersi negato un servizio di assistenza medica essenziale. Secondo l’amministrazione comunale, infatti, il problema non sarebbe stato preso nella giusta considerazione. «Non è stato neppure valutato il sacrificio economico che il nostro comune avrebbe fatto, nonostante le ristrettezze di bilancio, mettendo a disposizione cinquanta mila euro per compartecipare all’attivazione del servizio, nè è stato adeguatamente valutato l’emendamento alla Finanziaria proposto a suo tempo dal consigliere regionale Renato Lai».
 Da qui, la nuova esortazione «a rivedere le proprie considerazioni e a valutare con maggiore attenzione il grido di dolore che viene da un territorio che chiede di essere considerato alla pari degli altri».
- Tiziana Simula