Nasce a Budoni il Centro Alcologico di ascolto

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Nasce a Budoni un nuovo progetto:

il C.A.T. (Centro Alcologico di ascolto Territoriale), denominato “Vida Noa”, il fondatore è il signor Giovanni Canu, con il patrocinio del Comune di Budoni e a breve dell’A.s.l di Siniscola, la sede sarà quella del centro sociale “Valerio Zucchitta” a Tanaunella.

 

L’associazione Vida Noa è un’organizzazione di volontariato a sostegno di coloro che soffrono di problemi correlati all’alcolismo, offrendo un valido sostegno nelle problematiche relazionali, emotive e personali.

“Vida Noa” ha come punto di riferimento nazionale l’Aicat e Regionale l’Arcat.

 

Lo scopo di tale progetto è di creare condizioni umane, sociali, culturali e spirituali per la promozione della vita, della salute e della libertà delle persone e delle famiglie con problemi alcol correlati e complessi, secondo i principi e la metodologia dell’Approccio Ecologico Sociale

Tale centro lavorerà in sinergia con le istituzioni, associazioni, gruppi e comunità che fanno proprio l’obiettivo della promozione  della salute, secondo modalità di intervento coerenti e compatibili con i principi di base del centro.

Altre finalità sono quelle di promuovere o supportare tutte quelle politiche sanitarie e sociali tese alla promozione di stili di vita sani e liberi da alcol e altre droghe, in sintonia con i principi e le strategie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

Il metodo utilizzato è quello di Vladimir Hudolin (approccio ecologico sociale/multifamiliare) che fu neurologopsichiatra e docente universitario jugoslavo esperto mondiale sui problemi alcol correlati.

 

Secondo i suoi principi la salute dipende dalla cultura sanitaria e generale, dalla spiritualità antropologica nella comunità.


“Molte volte si parla di dover portare l'individuo o la famiglia nella società, e assicurare loro qualità comportamentali accettabili, tali da poter funzionare nella comunità, questo processo viene chiamato riabilitazione sociale – ci dice signor Giovanni Canu  fondatore di Vida Noa - “l'alcolista non si trova mai fuori dalla società e non c'è bisogno di riportarlo nella comunità, ma ciò che invece si può fare è cambiare la cultura sanitaria della società, per assicurare a tutti una qualità migliore della vita. Si tratta del cambiamento del comportamento non solo dell'alcolista e della sua famiglia, ma della comunità che consente a tutti crescita e maturazione senza essere forzati in alienazione o emarginazione”.


Signor Giovanni può dirci qual è il vostro obbiettivo?

L'obiettivo del club è quello di riportare un minimo di tranquillità nella famiglia, e permettere così di prendere le decisioni giuste. Una volta che si riesce a far scattare il meccanismo automatico di protezione, l'approccio familiare ha esaurito il suo compito.

Per approccio familiare s’intende il coinvolgimento non solo dell'alcolista, ma di tutto il sistema familiare, che è in una situazione di disagio. In quest'ottica, tutti membri della famiglia devono modificare il loro stile di vita, devono crescere e maturare.
Come sappiamo non si tratta di un particolare processo terapeutico, ma dell'insieme delle comunicazioni e delle interazioni che avvengono nella comunità multifamiliare che, non dimentichiamolo, è fortemente radicata nella comunità locale”.
 

Signor Giovanni dove e quando avverranno gli incontri?

“Si svolgeranno nella nostra sede a Tanaunella nel centro sociale “Valerio Zucchitta”, ogni giovedì dalle 18 alle 19, le famiglie si ritroveranno a condividere un cammino in un clima comunitario che permetterà di mettere in comunione le storie, le difficoltà, i progetti, le speranze, le gioie e i dolori.

 

Il club è a gruppo chiuso?

 

“Il Club non è un’associazione chiusa, non è un’isola ma una porta aperta per le famiglie in difficoltà; lavoriamo secondo un’ottica familiare riconoscendo cioè che il problema non riguarda mai solo un singolo membro, ma tutta la famiglia e in senso più ampio tutta la comunità in cui la famiglia vive.

Quest’approccio deriva anche dall’esperienza e dalla considerazione che cambiare stile di vita, smettere di bere, diventa decisamente più facile e più bello quando tutta la famiglia è coinvolta nel Club”.

 

Qual è la prima cosa che chiede alle famiglie della persona interessata dal problema dell’alcolismo?

 

“Le famiglie del Club devono scegliere di non bere e di non tenere nella propria casa bevande alcoliche; deve essere una scelta concreta di promozione e protezione della salute per ogni membro della famiglia”.

 

Come Bandidori, in questi giorni ho incontrato diverse persone interessate a quest’iniziativa e vorrei portare la testimonianza di una donna, moglie e madre il cui marito è un alcolista:

 

“Il problema in casa c’è e in famiglia lo si sa.

Era tollerato perché non aveva mai creato situazioni di disagio tali da dover prendere della decisione definitiva.

E poi mio marito come tutti gli alcolisti non ammette di esserlo.

Una sera che non era stato in grado di regolarsi sulla quantità da assumere, o forse più semplicemente perché doveva succedere, io e mio figlio lo abbiamo trovato nel parcheggio sotto casa in stato confusionale.

Portato al pronto soccorso, è iniziato per lui un periodo per prendere coscienza del suo stato e oggi è pronto a farsi aiutare, speriamo che grazie a questo centro di ascolto “vida Noa” possa seguire un cammino nuovo, so che non sarà facile ma avere un punto di riferimento in zona è importante per noi che viviamo in prima persona questo dramma”.

 

Il Comune di Budoni ha deciso di sposare quest’iniziativa oltre che mettendo a disposizione una sede, anche in maniera diretta, infatti, il consigliere comunale Marco Ventroni ha deciso di impegnarsi attivamente nel progetto promuovendolo in prima persona:

 

Il consigliere: “Il Club è un modo di confrontarsi, senza falsi pudori, per una persona che ha perso la fiducia in se stessa. Venendo al Club ci si riappropria anche della stima in se stessi. Io dell’alcolista avevo un’idea sbagliata, pensavo che fosse anziano e barbone, che non ci fosse recupero, mi sbagliavo, le persone con questo problema sono tante e di tutte le età, giovani compres;

Sono del parere che avere la possibilità di avere una struttura del genere in loco possa portare molti benefici al nostro territorio”.

 

Faccio i miei migliori auguri al club “Vida Noa” perché ne ha veramente bisogno, in quanto sappiamo bene che la cultura del bere, è assai radicata in tutta la Sardegna, e il nostro territorio non fa eccezione, la protagonista assoluta è la bionda di Sardegna;

Lo dimostrano i 65 litri per persona bevuti ogni anno dai Sardi, il doppio dei 30 bevuti in media da ogni italiano e competono per il primo posto con Friuli e Sud Tirolo.

Altra caratteristica peculiare del bere birra in Sardegna, oltre all’elevato consumo pro capite è la ripetitività durante la giornata che non trova riscontri in nessuna regione italiana, neppure in quelle alpine ed eredi della cultura asburgica della buona birra del nord Europa.

Buon lavoro e a videcci sani.