Venerdì 27 Marzo alle ore 18:00 in Municipio si svolgerà un recital dedicato a Costantino Nivola e si svolgerà con la struttura del reading letterario, dove l'attore Nicolò Columbano e gli allievi del laboratorio di lettura espressiva leggeranno alcuni passi dell'opera “Memorie di Orani”.
La sua scrittura si può definire pittorica.
La capacità descrittiva di Nivola è in grado di esprimersi in pennellate anche attraverso le parole, la cui scelta certosina rivela un’indiscutibile attenzione per le forme (si legge di dischi, ovali, tondeggianti) e i colori (a emergere è soprattutto il rosso, l’ambra, il giallo).
Un grande rilievo assumono inoltre i dettagli relativi alla luce del giorno, soprattutto quella meridiana, che si riflette sui tetti, che liquefà la terra brulla e le strade deserte, che si impegna a far avvizzire fiori sbocciati durante la frescura notturna.
Quella che emerge dalla prosa di Nivola è dunque un’estate perenne, in cui i grilli cantano melodie monotone, le ombre spariscono da terra e l’aria umida si appiccica ai corpi bisognosi di riparo. E il silenzio regna sovrano, donando un senso d’immobilità:
[…] l’attimo di immobilità del violinista quando appoggia l’archetto sulle corde, prima di cominciare a suonare; l’immobilità del sole che ha raggiunto lo zenit, prima di iniziare la discesa; un’immobilità che voglio far durare ancora un po’. E prometto solennemente a me stesso: «Voglio ricordare per tutta la vita, la bellezza di questo momento».
Nivola è un Giano bifronte: mostra l’anima dell’artista famoso, in contatto con l’élite intellettuale newyorkese, e contemporaneamente sa di possedere l’animo dell’uomo popolare, in verità mai rinnegato ma mostrato come exemplum di forza di volontà e capacità di adattamento.
Attraverso l’impianto favolistico del racconto, in cui affiora un linguaggio semplice – specchio della genuinità delle azioni rappresentate – e l’asprezza di alcuni temi – primo tra tutti, la fame – dichiara il significato pedagogico e non psicologico delle memorie.
L’operazione compiuta da Nivola non è un’introspezione alla Zeno Cosini, non è una ricerca del significato dell’essere e dell’esistere;
È piuttosto un modo per comprendere chi è diventato e attraverso quali esperienze tangibili (la mancanza d’amore per la madre, l’assenza di una figura di riferimento, il lavoro duro, la denutrizione: la fine del pane era la fine del mondo).
La raccolta è suggellata da una triade poetica, naturale estensione del linguaggio del desiderio della rievocazione, che prende vita attraverso i sensi dello scrittore-pittore.
Una precisa scelta stilistica, infatti, prevede che la prima memoria sia aperta con il verbo vedere declinato alla seconda persona plurale: vedete è un invito alla partecipazione, al coinvolgimento totale del lettore.
Il suo vuole essere un dialogo con le isole.
Orani è in realtà la rappresentazione metaforica della Sardegna: Nivola non è altro che l’esponente maggiore dell’isolitudine – per usare un termine tipico di un altro isolano, Gesualdo Bufalino – sarda, in grado di riflettersi nel tratto nitido ma nervoso che popola i disegni della raccolta.
Le memorie sono, infatti, corredate da bozze fitte di casupole, alberi, stradine, scale, campi coltivati: un disordine caotico che testimonia una solitudine di fondo, inespressa ma presente costantemente.
Il dialogo tra isolani è dunque instaurato per affinità elettive; tra tutti, non può non essere citato quello con Verga, come ad esempio emerge nella scena della lavorazione del grano, che rimanda alle grandi scene corali dei Malavoglia, in cui appare la filosofia della catena di montaggio in cui ognuno, dal più piccolo al più grande, ha un compito ben preciso da rispettare.
Il paese diventa così un’unica grande famiglia, un congegno che, se ben oliato, può lavorare grazie all’armonia di tutti i suoi elementi.
Viene dunque semplice ricordare Nivola in perpetuo bilico tra la sostanza dei giorni lontano dal nido d’infanzia e l’astrattezza necessaria per realizzare la sua Arte, inevitabilmente interconnessa tra forme diverse, pur tuttavia autentica.
Questo progetto d’invito alla lettura da parte dell’Amministrazione comunale di Budoni è organizzato dalla società Anemos di Arzachena e devo dire che è un buon modo di far approcciare i ragazzi, ma non solo loro, alla lettura, infatti, i genitori ci possono insegnare ad amare, ridere e correre. Ma solo entrando in contatto con i libri, si scopre di avere le ali.
Buona lettura a tutti.